

B. Mykolay Chrnetskyi CSsR
BEATO Mykolay Charnetskyi nasce in una grande e pia famiglia di agricoltori il 14 dicembre 1884, nel villaggio di Semakivka, nell’Ucraina occidentale. Mykolay è il primo di nove figli. Riceve la sua educazione elementare nel villaggio di Tovmach, poi entra nel ginnasio S. Nicola a Stanislaviv (ora Ivano-Frankivsk).
Mykolay scopre la sua vocazione al sacerdozio in tenera età e ben presto dichiara la sua intenzione di diventare sacerdote. Nel 1903 il vescovo Hryhoriy Khomyshyn lo manda a Roma per studiare. Durante la breve visita di Charnetskyi in Ucraina, il vescovo lo ordina sacerdote il 2 ottobre 1909. P. Mykolay fa poi ritorno a Roma per continuare gli studi, e vi ottiene il dottorato in teologia.
Dal 1910 P. Charnetskyi è professore di filosofia e di teologia dogmatica al seminario di Stanislaviv. E’ anche Direttore spirituale dello stesso seminario. Ma nel profondo del cuore anela alla vita monastica. Pertanto, nell’ottobre del 1919 entra nel noviziato di Zboiska vicino a Lviv, e l’anno dopo, il 16 ottobre 1920, professa i voti di Redentorista.
Pieni di desiderio di operare per la riconciliazione dei cristiani e di convertire il popolo ormai spiritualmente abbandonato, nel 1926 i Redentoristi della Provincia di Lviv fondano un centro missionario a Kovel nella regione di Volhyn. Poiché Padre Charnetskyi è un missionario ardente, viene mandato in quel centro. Ben presto si merita un enorme rispetto da parte della popolazione locale e perfino quello del clero ortodosso. Padre Mykolay apre un monastero ed una chiesa a Kovel, e si impegna al massimo per preservare la purezza del rito liturgico orientale. Nel 1931, il Papa Pio XI prende atto dell’opera devota di Padre Charnetskyi e lo nomina vescovo titolare di Lebed e Visitatore Apostolico per i cattolici ucraini delle regioni di Volhyn e di Pidliashsha. Queste regioni divennero il campo dell’attività di P. Charnetskyi per circa 14 anni, prima in qualità di missionario, poi come vescovo.
Come primo vescovo ucraino Redentorista fin dall’inizio della sua attività sperimenta la persecuzione. Durante l’occupazione sovietica dell’Ucraina occidentale nel 1939, i Redentoristi sono costretti a lasciare la regione di Volhyn, ed il vescovo Charnetskyi si trasferisce a Lviv nel monastero Redentorista di via Zyblykevycha (ora Ivana Franka).
Alla riapertura dell’Accademia Teologica di Lviv nel 1941, il Vescovo Mykolay diventa professore di filosofia, psicologia e teologia morale della facoltà. La sua calma, fondata su una fede forte ed imperturbabile, il suo spirito di ubbidienza e di preghiera, sono per gli studenti un buon motivo per considerarlo un sant’uomo. Il Vescovo Mykolay Charnetskyi rappresenta per loro la figura esemplare del monaco e della persona virtuosa.
Nel 1944 le truppe sovietiche penetrano nella Galizia per la seconda volta. Ha così inizio la via dolorosa del vescovo Charnetskyi. L’11 aprile 1945 viene arrestato e tenuto nella prigione della polizia segreta sovietica in via Lonskoho. Il vescovo vi soffre varie afflizioni: interrogatori nel cuore della notte, bastonate crudeli e torture varie. Poi viene trasferito a Kiev, dove subirà un altro anno di sofferenze – fino a quando il suo caso non verrà portato davanti alla corte. Il Vescovo Mykolay Charnetskyi viene condannato a dieci anni di prigionia per il crimine di essere un “agente del Vaticano”. Trascorre questo termine insieme al Metropolita Yosyf Slipyi, prima nella città di Mariinsk nella regione di Kemeroc (Siberia), poi in alcune altre prigioni.
Secondo fonti attendibili, durante il periodo della sua prigionia (dal suo arresto a Lviv nell’aprile 1945 fino al suo rilascio nel 1956), il Vescovo Charnetskyi subisce in tutto 600 ore di torture ed interrogatori, e vive la sua prigionia in 30 prigioni e campi vari. Malgrado tutte queste sofferenze, il vescovo riesce sempre a trovare una parola di consolazione per i suoi compagni prigionieri. Li conforta moralmente e li conosce tutti per nome. Non stupisce il fatto che il vescovo Charnetskyi fosse così popolare fra i prigionieri: era per loro l’unica fonte di consolazione.
Il vescovo Mykolay Charnetskyi trascorre gli ultimi anni della sua prigionia in un ospedale della prigione di Mordovia. Nel 1956 la sua salute decade fino al punto che i dottori non nutrono più alcuna speranza di vederlo sopravvivere. Si è già provveduto a cucire per il vescovo Charnetskyi la veste speciale prevista per la sepoltura dei prigionieri. Vista la sua condizione disperata e per evitare di essere incolpata della morte del vescovo, l’amministrazione della prigione decide di rilasciarlo e di mandarlo a Lviv. Dopo il suo ritorno a Lviv nel 1956, avendo contratto l’epatite ed una quantità di altre malattie, il vescovo Mykolay Charnetskyi viene immediatamente ospedalizzato. Tutti pensano che ben presto morirà. Ma altri sono i piani del Signore. Decide di prolungare la vita di un uomo di fede della cui opera la Chiesa ucraina ha così tanto bisogno. Il vescovo guarisce e si trasferisce in un appartamento, al n. 7 di Via Vechirnia, insieme a Fr. Klymentiy, C.Ss.R. Lì il Vescovo Charnetskyi continua il suo apostolato di perseveranza e di preghiera. Dedica la maggior parte del suo tempo alla preghiera e alla lettura. Chi lo visita durante quel periodo testimonia di averlo trovato spesso in stato di estasi. Durante la sua permanenza a Lviv, il Vescovo Charnetskyi rimane fedele alla sua missione di Buon Pastore e sostiene spiritualmente i suoi confratelli, prepara candidati al sacerdozio ed ordina più di dieci sacerdoti.
Purtroppo, la guarigione “miracolosa” del vescovo Charnetskyi non dura a lungo. Il 2 aprile 1959 il vescovo muore in odore di santità. Le sue ultime parole sono un grido di aiuto rivolto a Nostra Signora del Perpetuo Soccorso. I funerali del vescovo si svolgono il 4 aprile 1959. La descrizione del suo funerale, conservata nell’archivio della Provincia CSsR di Yorkton (Canada) termina con le seguenti parole: “Tutti riteniamo che verrà il giorno della sua canonizzazione – perché egli fu davvero un santo vescovo”.
Chiunque ha conosciuto il vescovo Mykolay Charnetskyi testimonia unanimemente della sua santità. Non sorprese pertanto il fatto che immediatamente dopo la sua morte molta gente cominciò a rivolgergli le proprie preghiere. Davanti alla tomba del vescovo, nel cimitero di Lychakiv, è facile notare questa impressione di santità e di potere di intercessione di fronte a Dio. Sono tante le persone che visitano il luogo di sepoltura del Vescovo Charnetskyi per ottenere la sua intercessione quando pregano Dio per vari scopi. Una donna alla quale si sarebbe dovuto amputare un braccio prende della terra dalla tomba del vescovo e lo spalma sul braccio. Segue una totale guarigione. Da allora, la gente non cessa di prendere della terra dalla sua tomba in rimedio a varie malattie.
Prendendo nota delle testimonianze della vita virtuosa del vescovo Mykolay Charnetskyi, e soprattutto della sua sopportazione, del suo coraggio e della sua fedeltà alla Chiesa di Cristo durante il periodo della persecuzione, il processo di beatificazione ha inizio nel 1960. Il 2 marzo 2001 viene completato a livello di eparchia, ed il caso viene trasmesso alla Sede Apostolica. Il 6 aprile 2001 il comitato teologico riconosce il fatto del martirio del vescovo Charnetskyi; il 23 aprile il suo martirio viene verificato dall’Assemblea dei Cardinali ed il 24 aprile 2001 il Santo Padre Giovanni Paolo II firma il decreto di beatificazione del vescovo Mykolay Charnetskyi, beato martire della fede cristiana.
B. Vasyl Velychkovskyj CSsR
Vasyl Velychkovskyj nacque il 1° giugno 1903 a Stanislaviv (odierna Ivano-Frankivsk) in Ucraina. All’età di soli quindici anni partecipò alla guerra di indipendenza ucraina (1918-1919), al termine della quale entrò nel seminario di Lviv (Leopoli). Dopo aver ricevuto il diaconato, entrò nella Congregazione del Santissimo Redentore. Conferitagli poi 9 ottobre 1925 l’ordinazione presbiterale, si dedicò anima e corpo per oltre vent’anni alle missioni tra la gente semplice dei villaggi e delle città, non solo nell’Ucraina Occidentale. La sua intensa e fervida azione apostolica favorì la conversione al cattolicesimo di molti laici ed alcuni sacerdoti ortodossi. Proseguì imperterrito la sua attività anche durante la prima occupazione sovietica, tra il settembre 1939 ed il giugno 1941.
Tanto era grande la fama di Vasyl Velychkovskyj presso il popolo che il governo non osava toccarlo. L’11 aprile 1945, però, venne infine arrestato insieme a tutta la gerarchia greco-cattolica. Il lungo processo si svolse a Kiev e durò quasi due anni, alla fine fu condannato alla fucilazione. Nei tre mesi in attesa dell’esecuzione si dedicò alla cura pastorale dei compagni di prigionia e la pena gli venne poi commutata in dieci anni di carcere. Sul finire dell’autunno 1945 iniziò dunque per lui un lungo periodo di lavori forzati in diversi lager, ma ciò nonostante continuò in segreto a celebrare quotidianamente la liturgia.
I dieci anni di vita nei lager compromisero seriamente la sua salute, ma egli riuscì comunque a sopravvivere e, liberato nel 1955, fece ritorno a Lviv, dove continuò a svolgere clandestinamente l’attività pastorale. Nel 1959 ricevette dalla Santa Sede la nomina a “Vescovo della Chiesa del silenzio”, ma il perdurare della persecuzione permise la consacrazione episcopale solo nel 1963, a Mosca, in una camera d’albergo. Il 2 gennaio 1969 fu nuovamente arrestato e condannato a tre anni di reclusione, ma dopo alcuni mesi fu già rilasciato in quanto soffriva gravemente di cuore.
Arrestato ancora una volta, dopo la liberazione avvenuta il 27 gennaio 1972 le autorità sovietiche non gli permisero di fare ritorno a Lviv, bensì gli proposero di recarsi dalla sorella residente in Jugoslavia. Da lei soggiornò per breve tempo, poi si recò a Roma dove l’8 aprile 1972 fu ricevuto da Paolo VI. Infine il 15 giugno 1972 andò a Winnipeg in Canada, dove morì il 30 giugno 1973, all’età di settant’anni. Un testimone rese pubblico che, dopo la sua morte, i medici provarono che il vescovo era stata somministrata una sostanza velenosa a lento effetto prima della sua partenza per la Jugoslavia, affinché la morte potesse risultare naturale.
Vasyl Velychkovskyj fu beatificato da Giovanni Paolo II il 27 giugno 2001, insieme con altre 24 vittime del regime sovietico di nazionalità ucraina.
B. Ivan Ziatyk CSsR
Ivan Ziatyk nasce il 26 dicembre 1899 nel villaggio di Odrekhova, ad una ventina di chilometri a sud-est della città di Sanok (ora territorio polacco). I suoi genitori, Stefan e Maria, sono dei poveri contadini. A 14 anni, Ivan perde il padre. A pensare all’educazione del bambino sono ormai la mamma ed il fratello maggiore, Mykhailo, che assume il ruolo di padre.
Ivan è un bambino molto tranquillo e docile. Già dalle elementari dimostra di essere un alunno dotato. Si nota anche la profonda pietà del ragazzo. Completa i suoi studi medi-superiori al ginnasio di Sanok dove studia dal 1911 al 1919. Si possono notare i suoi ottimi risultati accademici ed il suo comportamento esemplare. Nel 1919 Ivan Wiatyk entra nel Seminario cattolico ucraino di Przemysl e il 30 giugno 1923 si laurea con distinzione. Lo stesso anno, completati gli studi teologici, viene ordinato sacerdote.
Dal 1925 al 1935 P. Ziatyk lavora come prefetto del Seminario cattolico ucraino a Przhemysl. Alla direzione spirituale dei seminari aggiunge il suo contributo alla loro formazione intellettuale: insegna catechesi e teologia dogmatica nello stesso Seminario. Inoltre svolge il compito di direttore spirituale e di insegnante di catechesi al Ginnasio femminile ucraino di Przemysl.
Il P. Ivan Ziatyk è persona molto gentile, ubbidiente, profondamente spirituale. Chi lo incontra rimane colpito dalla sua persona. Per lungo tempo P. Ziatyk nutre il desiderio di entrare in monastero. Anche se i suoi superiori ecclesiastici non gradiscono questa sua intenzione, il 15 luglio 1935 P. Ivan Ziatyk prende la sua decisione finale e entra nella Congregazione Redentorista.
Completato il suo noviziato ad Holosko (vicino a Lviv) nel 1936, P. Ziatyk viene mandato al monastero di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso a Stanislaviv (ora Ivano-Frankivsk). Tuttavia, non vi rimane a lungo: nell’autunno 1937 Padre Ziatyk si trasferisce a Lviv, nel monastero di via Zyblykevycha (ora Ivana Franka), nn. 56-58. Vi assume l’incarico di economo del monastero. Vi sostituisce il superiore, Padre De Vocht, che deve assentarsi. Nel 1934 i Redentoristi avevano aperto il loro Seminario ad Holosko, e Padre Ziatyk vi diventa professore di Sacra Scrittura e di Teologia Dogmatica. Dal 1941 al 1944 è superiore del monastero della Dormizione della Madre di Dio a Ternopil, e dal 1944 al 1946 superiore del monastero di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso a Zboiska (nei pressi di Lviv), che ospita il ginnasio redentorista (Juniorato).
La fine della Seconda Guerra Mondiale segna l’inizio di un periodo terribile per la storia dell’Ucraina, per la Chiesa greco-cattolica e per la Provincia Redentorista di Lviv. Vengono arrestati tutti i vescovi greco-cattolici, e nella primavera del 1946 la polizia segreta sovietica raduna i Redentoristi di Termopil, Stanislaviv, Lviv e Zboiska ad Holosko, confinandoli in un’ala non riscaldata del monastero. Anche Padre Ziatyk è fra questi. I Redentoristi vi rimangono per due anni sotto costante sorveglianza della polizia segreta. La loro presenza viene verificata da tre a quattro volte la settimana. I confratelli subiscono spesso interrogatori durante i quali, naturalmente, vengono loro offerti vari benefici in cambio della loro rinuncia alla fede e alla vocazione monastica. Il 17 ottobre 1948 tutti i Redentoristi di Holosko vengono fatti salire su dei camion che li trasportano al monastero Studite di Univ. Quasi subito il Provinciale Redentorista, Padre Joseph De Vocht viene deportato in Belgio. Prima della sua partenza trasferisce il suo incarico di Provinciale della Provincia di Lviv e di Vicario Generale della Chiesa greco-cattolica ucraina a Padre Ivan Ziatyk, attirando così su quest’ultimo tutte le attenzioni della polizia. Il 5 gennaio 1950 decidono di arrestarlo e il 20 gennaio l’ordine viene eseguito. Dopo numerosi interrogatori, il 4 febbraio 1950 Padre Ivan viene accusato: “Ivan Ziatyk è invero stato un membro dell’ordine dei Redentoristi fin dal 1936; egli promuove le idee del Papa Romano e si dedica alla diffusione della Fede cattolica nelle nazioni di tutto il mondo ed a fare diventare tutti cattolici” “.
Le indagini sul caso Ziatyk dureranno ben due anni e P. Ziatyk vive l’intero periodo fra le mura delle prigioni di Lviv e Zolochiv. Nel solo periodo che va dal 4 luglio 1950 al 16 agosto 1951 viene interrogato ben 38 volte; in tutti gli interrogatori saranno 72. Malgrado le crudeli torture che accompagnano ogni seduta, Padre Ziatyk non tradisce la sua fede non si sottomette al regime ateo, anche se i suoi stretti familiari cercano di persuaderlo in tal senso.
Il verdetto viene annunciato a Kiev il 21 novembre 1951. Viene condannato a 10 anni di prigione per aver “cooperato con l’organizzazione nazionalista antisovietica e con la propaganda antisovietica”. Verrà detenuto nel campo di prigonia lager di Ozernyl, vicino alla città di Bratsk, nella regione Irkutsk.
Durante la sua prigionia, Padre Ziatyk subisce delle torture terribili. Secondo alcuni testimoni, il Venerdì Santo del 1952, Padre Ivan Ziatyk viene percosso violentemente, immerso nell’acqua e lasciato, privo di sensi, all’aperto nel freddo ghiacciale siberiano. Le percosse ed il freddo lo condurranno alla morte in un ospedale della prigione tre giorni dopo, il 17 maggio 1952. Padre Ziatyk viene seppellito nel distretto Taishet della regione Irkutsk. Il Grande Architetto depone così un’altra preziosa tegola nel grande mosaico del martirio.
Prendendo atto delle deposizioni a testimonianza della vita virtuosa di Padre Ivan Ziatyk, e soprattutto della sua tenacia, del suo coraggio e della sua fedeltà alla Chiesa di Cristo durante il periodo di persecuzione, viene dato inizio al processo di beatificazione in occasione dell’Anno Giubilare. Il 2 marzo 2001 il processo è completato a livello dell’eparchia ed il caso viene trasmesso alla Sede Apostolica. Il 6 aprile 2001 il comitato teologico riconosce il fatto del martirio di Padre Ziatyk ed il 23 aprile il suo martirio viene verificato dall’Assemblea dei Cardinali. Infine, il 24 aprile 2001 il Santo Padre Giovanni Paolo II firma il decreto di beatificazione di Padre Ivan Ziatyk, martire beato della fede cristiana.
B. Zynoviy Kovalyk CSsR
P. Zynoviy Kovalyk nasce il 18 agosto 1903 nel villaggio di Ivachiv Horishniy vicino a Ternopil, in una povera famiglia contadina. Prima di diventare monaco lavora come maestro elementare nel suo villaggio. Ha un carattere forte e non viene mai a compromessi con la sua fede. Fin dall’infanzia il sogno di Wynoviy è di diventare sacerdote. Scoperta la sua vocazione alla vita consacrata, Wynoviy Kovalyk entra a far parte dei Redentoristi. Professa i suoi voti di Redentorista il 28 agosto 1926. Poco dopo, viene mandato in Belgio per completare i suoi studi di filosofia e teologia.
Al suo ritorno in Ucraina, il 9 agosto 1932 Wynoviy Kovalyk viene ordinato sacerdote. Il 4 settembre 1932 Padre Kovalyk celebra la sua prima Liturgia nel suo villaggio natio di Ivachiv. Le piccole icone che commemorano la sua ordinazione portano la seguente iscrizione: “O Gesù, ricevi me (come sacrificio) insieme al Santo Sacrificio del Tuo Corpo e del Tuo Sangue: Ricevilo per la Santa Chiesa, per la mia Congregazione e per la mia madre patria”. Il Cristo gradì queste parole che erano offerta pura. Ben poco sapeva Padre Kovalyk che queste parole erano profetiche, e che presto – soltanto nove anni dopo – si sarebbero avverate nel suo martirio.
Dopo la sua ordinazione, Padre Kovalyk parte insieme al vescovo Mykolay Charnetskyi per la regione di Volhyn per servire la causa di riconciliazione con gli ortodossi ucraini. Il giovane sacerdote è una vera gioia per i suoi confratelli. Padre Kovalyk ha dello spirito, ha una bella voce ed una dizione molto curata. E’ un bravo cantante e davvero un predicatore dalla “bocca d’oro”. La sua devozione apostolica attrae migliaia di persone. Padre Kovalyk ama la Madre di Dio con tutto il cuore e non manca mai di mostrare la sua sincera pietà verso Maria. Queste qualità fanno sì che Padre Kovalyk abbia molto successo nelle sue attività missionarie.
Dopo vari anni di lavoro nella regione di Volhyn, Padre Kovalyk si trasferisce a Stanislaviv (ora Ivano-Frankvsk) per condurvi delle missioni in città e nei villaggi circostanti. Poco prima dell’invasione sovietica nel 1939 si trasferisce a Lviv, nel monastero Redentorista di via Wyblykevycha (ora Ivana Franka), e diventa economo del monastero.
Il coraggioso sacerdote continua a predicare la Parola di Dio anche quando ha inizio l’invasione sovietica. Un campo importante del lavoro di P. Kovalyk è quello delle confessioni, ed è in questo campo che ha particolarmente successo: viene avvicinato da un gran numero di persone che cercano il suo sostegno spirituale.
Mentre la maggior parte degli ucraini galizi sono annientati dal terrore, Padre Wynoviy dimostra un coraggio ammirevole. Molti predicatori sono diventati ormai estremamente cauti nei loro sermoni. Cercano di evitare gli argomenti spinosi del giorno e si concentrano nell’esortare il popolo ad essere fedele a Dio. Padre Kovalyk, al contrario, non teme mai di condannare apertamente i costumi atei introdotti dal regime sovietico. I suoi sermoni hanno un forte impatto sugli ascoltatori, ma allo stesso tempo sono un pericolo di non poco conto per il predicatore. Avvisato da amici del possibile pericolo che egli corre a causa del suo modo di predicare, Padre Kovalyk risponde: “Accoglierò con gioia la morte, se questa sarà la volontà di Dio, ma non scenderò mai a compromessi con la mia coscienza di predicatore”.
L’ultimo grande sermone di Padre Kovalyk ha luogo a Ternopil il 28 agosto 1940 in occasione della festa della Dormizione della Madre di Dio. Quel giorno, i fedeli ascoltatori di Padre Kovalyk sono all’incirca diecimila. Ma il suo sogno di martirio stava per avverarsi pochi mesi dopo…
La notte del 20-21 dicembre 1940 gli agenti della polizia segreta sovietica penetrano nel monastero dei Redentoristi per arrestare Padre Kovalyk per i suoi sermoni sulla Novena dell’Immacolata Concezione della Madre di Dio, che aveva tenuti nella chiesa del monastero. Prima di lasciare i suoi confratelli, Padre Kovalyk chiede al suo superiore Padre De Vocht una sua ultima benedizione e assoluzione.
Per molto tempo i Redentoristi tentano di sapere quale sia stata la sorte del loro confratello arrestato, ma soltanto nell’aprile 1941 vengono a sapere che Padre Kovalyk è tenuto prigioniero a via Zamarstynivska (la famosa prigione “Brygidky”). Durante la sua prigionia, durata sei mesi, Padre Kovalyk subisce 28 interrogatori penosi; ben tre volte viene condotto in altre prigioni per esservi interrogato. Dopo uno di questi interrogatori, accompagnato da torture particolarmente crudeli, Padre Kovalyk si ammala a causa di una cospicua perdita di sangue.
Mentre è rinchiuso nella prigione, Padre Kovalyk prosegue nel suo lavoro apostolico. Condivide una cella striminzita (4,20 m x 3,50) e senza mobili con altri 32 compagni. Padre Kovalyk insieme ai prigionieri prega un terzo del rosario ogni giorno ed un rosario intero la domenica. Inoltre, conduce le preghiere liturgiche; durante il mese di maggio organizza preghiere alla Madre di Dio ed il giorno dell’Epifania invita i suoi compagni alla consacrazione liturgica dell’acqua. Oltre alla preghiera, Padre Kovalyk ascolta confessioni, conduce esercizi spirituali ed insegna catechismo, consola i suoi compagni narrando – nel suo modo tipico e spiritoso – varie storielle religiose. Non stupisce dunque il fatto che i prigionieri – gente con un estremo bisogno di speranza e di consolazione – amano Padre Kovalyk con tutto il cuore, per il suo zelo apostolico.
Nel 1941, quando le truppe tedesche cominciano la loro offensiva, i guardiani della prigione, smaniosi di fuggire, non potendo portare con loro i prigionieri, cominciano a sparare sui suoi compagni. Ma non basta loro l’idea di uccidere Padre Kovalyk, sparando: ricordandogli i suoi sermoni sul Cristo crocifisso, inchiodano Padre Kovalyk al muro della prigione in piena vista dei suoi compagni prigionieri.
Quando le truppe tedesche entrano a Lviv, aprono immediatamente le prigioni per ripulire il luogo dalle pile di corpi ormai già putrefatti. La gente corre ad invadere le prigioni nella speranza di ritrovarvi qualche parente. E tutti testimonieranno l’orribile veduta di quel prete crocifisso contro la parete della prigione, il suo addome tagliato netto e dentro la ferita un feto umano.
Per descrivere il Padre Zynoviy Kovalyk possiamo giustamente adoperare le parole dei vespri dei Martiri che parlano del guerriero glorioso ed invincibile che, armato della Croce, distrugge il nemico e riceve la corona della vittoria dall’unico Vincitore e Signore che regna per sempre. Il beato martirio di Padre Zynoviy Kovalyk può servire come rappresentazione grafica delle seguenti parole delle Scritture. “Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, nessun tormento le toccherà. … Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi, la loro speranza è piena di immortalità. Per una breve pena riceveranno grandi benefici, perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé” (Sap. 3, 1.4-5).
Tenuto conto delle testimonianze sulla vita virtuosa di P. Zynoviy Kovalyk, e soprattutto della sua perseveranza, del suo coraggio e della sua fedeltà alla Chiesa di Cristo durante il periodo di persecuzione, viene dato inizio al processo di beatificazione con l’occasione dell’Anno Giubilare. Completato il processo a livello dell’eparchia, il 2 marzo il caso viene trasmesso alla Sede Apostolica. Il 6 aprile il comitato teologico riconosce del martirio di Padre Kovaly; il 23 aprile il suo martirio viene verificato dall’Assemblea dei Cardinali ed il 24 aprile 2001 il Santo Padre Giovanni Paolo II firma il decreto di beatificazione di P. Zynoviy Kovalyk, beato martire della fede cristiana.